Inediti
LORENZO PATARO
***
La melagrana spaccata dalla luce
è un taglio aperto per il sangue
tu getti sparse le unghie
sull’anca destra del sonno
si secca il seme notturno
nell’ostia riversa sul palmo
si versa sul foglio del petto
il fuoco geometrico di un volo reciso
la stanchezza delle ipotesi nella stanza
si muove a bucare sottile
il polmone malato dell’ansia.
***
I rovi tra la neve troveranno un’altra luce
un bastone di pastore a scavare gli anemoni
e le bacche marce nella terra
a furia di urlare il mio nome si scheggia
la tua voce o si affila come la punta di ghiaccio
che pende sottile dalla casa diroccata –
allora tu dammi un altro luogo
in cui inselvatichirmi, una pelle di ghiro
mentre dorme nel rifugio fra le travi del pagliaio
chiamami col verso dei falchi o delle volpi
donami le orme del lupo, gli occhi dei piccoli
che cercano la madre e la sua bocca
feroce quando afferra il nuovo nato dalle zampe
e il sangue che sgorga si fa pietra nel gelo,
ossidiana – rovescio del bianco nel bianco.
***
Potremmo dirci salvi soltanto
tra il freddo delle mura nella casa
di campagna, nell’aperto grido dello spazio
salvi soltanto nel vecchio pagliaio
diroccato incontro alle tele impolverate
nella luce sotto il melo o fra le tegole
spostate, umidi sui greppi o tra le fronde
pronti a gettarci come semi nella terra
salvi come scarti – come la scorza del frutto
spellata dalla lama.
***
Lo schianto della ghianda sulla terra
il fuoco nella casa di campagna
le ossa esposte al sole come una reliquia
tu che getti le scapole sfibrate
nel baule antico del pagliaio, un vecchio
cappotto appeso a un chiodo veste
il freddo delle mura – si muove fra le travi
il grido e poi l’ala di qualcosa.
Lorenzo Pataro è nato a Castrovillari nel 1998 e vive a Laino Borgo (CS). È studente di Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Salerno. Bruciare la sete è il suo libro d’esordio (Controluna, 2018).
*
Fotografia © Gina Pane
16/04/2021