
Terza voce
LORENZO CALOGERO VIVE
di Antonio Fiori
Il poeta Lorenzo Calogero nacque a Melicuccà, in provincia di Reggio Calabria, il 28 maggio 1910 e vi morì il 25 marzo 1961, in circostanze mai chiarite. Accanto al cadavere, un fratello trovò un biglietto con scritto: «Vi prego di non essere sotterrato vivo».
Laureatosi in medicina nel 1937, esercitò la professione di medico condotto, ma le patofobie giovanili – e le susseguenti nevrosi – gli segnarono la vita di solitudine, sofferenze e ricoveri. Leonardo Sinisgalli, nel 1962, gli dedicò una lirica, Poeta in città, che è un duro atto di accusa alla trascuratezza amicale e critica che l’autore calabrese aveva patito.
Nella sua Premessa alla raccolta Parole del tempo (1956), Calogero parla di una «particella della vita che vive nella parola», afferma che l’arte è l’unico conforto alle sofferenze umane, che la verità non si può conoscerla che per barlumi improvvisi, che la poesia talvolta può donarcela o approssimarsi ad essa senza merito o volontà di chi scrive. Il poeta – e forse anche il lettore – deve stare in ascolto, come un «solitario origliere» che scrive con «l’occhio rivolto ai sonni».
In un testo emblematico, Morte, ci dice che dovremmo avvicinarci alla poesia come ci dovremmo avvicinare alla morte, totalmente disillusi: «Bisogna dimenticare, / lasciare tutto sulla terra / che non ci turbi il breve attimo / del silenzio inumano». E pur consapevole dell’insufficienza della parola poetica per dire la verità e la divinità, il tempo e l’eternità, Calogero persegue tenacemente la ricerca dell’infinito:
Camminavo per infiniti campi
all’altezza del sole.
Sillabavo a pena
la canzone che mi voleva uscire
che avevo nella gola
chiusa, tappata come una gamma
di preziosi colori.
Uscivo dalla finità del tempo.
Dovevo morire
per rinascere dalla morte
sì come volevo
e, non accorgendomi,
badare all’infinito
sempre presente
a quest’anima calma.
Posi la mano sul fieno
ed ascoltai.
Notevole l’eredità di testi rimasti fino ad oggi inediti, in oltre ottocento quaderni manoscritti, che dimostra la perdurante lacunosa attenzione alla sua poesia, almeno fino all’inizio di questo secolo (dopo le apprezzabili edizioni Lerici nel 1962 e 1966, bisogna segnalare che della sua poesia si occupò, nel 1979, Amelia Rosselli, la quale lavorò a un progetto editoriale che non vide però la luce; riflettendo sulla raccolta inedita Avaro nel tuo pensiero, la Rosselli affermava: «La sua metrica andrebbe studiata nel suo evadere ogni sistematicità, benché accentuativa. Non vi sono mai più di quattro o cinque versi in fila che si ripetano approssimativamente nel numero di sillabe, e il continuo cangiare di larghezza d’onda, misura di verso, è voluto, calcolato e non afferrabile. La più sorprendente dote di questo poeta antico-moderno è la sua ricchezza violenta nella metafora, sempre azzardata»).
La prima importante riscoperta avviene nel 2002, con un inserto dedicato al poeta sulla rivista «Quaderni del Sud – Quaderni Calabresi», quindi nella Giornata di studi in suo onore tenutasi nel paese natale il 13 aprile 2002. Nel 2006 la poesia di Calogero è ampiamente analizzata da Carmine Chiodo su «Campi immaginabili» (Rubettino, n. 34/35) e riproposta in seguito dall’editore Crocetti (Lorenzo Calogero, Una celeste titubanza, a cura di Daniele Piccini, 2008). Nel 2010 e nel 2014, escono per Donzelli Parole del tempo e Avaro nel tuo pensiero. Caterina Verbaro, già autrice di un importante studio sulla poesia calogeriana, Le sillabe arcane (1988), dà alle stampe nel 2011 la monografia I margini del sogno (Edizioni ETS). Successivamente John Taylor, premiato traduttore, lo pubblica negli Stati Uniti (Lorenzo Calogero, An Orchid Shining in the Hand: Selected Poems 1932–1960, Chelsea Editions, New York, 2015).
Ed ecco che quest’anno, dopo un’anteprima editoriale alla Fiera del Libro di Torino, abbiamo finalmente l’edizione italiana dell’antologia americana: Un’orchidea ora splende nella mano (pp. 570, euro 22,00). Come osserva nel suo sito l’Editore Lyriks, la «nuova edizione a cura di Nino Cannatà, rivista, aggiornata e illustrata con una serie di foto, manoscritti e disegni del poeta, aggiunge, oltre a 45 poesie tratte dai Quaderni di Villa Nuccia (l’unica opera non titolata dal poeta), alcune poesie e riflessioni in prosa inedite dai quaderni manoscritti del 1936 e del 1957. Arricchiscono l’antologia la prefazione del poeta Aldo Nove e, in copertina, un’opera originale dell’artista Emilio Isgrò realizzata per l’occasione. Pur rischiando di presentare aspetti ancora da definire con aggiornate ricerche filologiche sui manoscritti, questa antologia, con la versione inglese a fronte, è anche una un’occasione propizia per far leggere la poesia di Lorenzo Calogero dal mondo intero offrendo l’opportunità per far circolare nuovamente i versi di colui che è stato considerato tra i più grandi poeti lirici del ‘900 europeo».
Riavremo dunque tra le mani la ponderosa antologia di un poeta non solo consapevole del proprio ruolo, ma anche padrone di una visione profonda e universale della poesia, definitivamente recuperato a un pubblico nuovo e internazionale, oltre le cerchie ristrette di chi lo ha letto e apprezzato finora.
AVARO NEL TUO PENSIERO
Se, da diverse parti, sottintesi i segni
divengono quel che sogni e non sai
più quale curva lena sia rosea una linea
tesa, quale vergine sia pura e ferma ora una stella
e, senza percorso, più sopra un pensiero
ti sporgi nella medesima ora
che improvvisa si rinnovella
e ti dette le nudità del sogno,
l’anima sempre uguale era senza mistero
o l’anima puoi perdere alle radici
o la semplice nudità era un assolo.
Ma perché da parti uguali erme divise
non più ti soccorrono fermi i tuoi pensieri
sopra i tuoi fiori nella medesima aridità che ora scintilla
essa balena
e ti accorgi di essere più solo.
Avaro nel tuo pensiero,
la stessa sostanza arida t’invischia
solo per tuo diletto.
Erme cinte di cose
appaiono già tutte le rose.
*
Immagine di copertina: Manoscritto dai Quaderni di Villa Nuccia (1959-60)
30/01/2025