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SANDRO PENNA
Poesie scelte

***


La vita... è ricordarsi di un risveglio

triste in un treno all’alba: aver veduto

fuori la luce incerta: aver sentito

nel corpo rotto la malinconia

vergine e aspra dell’aria pungente.


Ma ricordarsi la liberazione

improvvisa è più dolce: a me vicino

un marinaio giovane: l’azzurro

e il bianco della sua divisa, e fuori

un mare tutto fresco di colore.



***


Il mare è tutto azzurro.

Il mare è tutto calmo.

Nel cuore è quasi un urlo

di gioia. E tutto è calmo.



Interno


Dal portiere non c’era nessuno.

C’era la luce sui poveri letti

disfatti. E sopra un tavolaccio

dormiva un ragazzaccio

bellissimo.

                     Uscì dalle sue braccia

annuvolate, esitando, un gattino.



***


Amavo ogni cosa nel mondo. E non avevo

che il mio bianco taccuino sotto il sole.



***


Felice chi è diverso

essendo egli diverso.

Ma guai a chi è diverso

essendo egli comune.



***


Forse la giovinezza è solo questo

perenne amare i sensi e non pentirsi.



***


Vivere è per amare qualche cosa.

Oggi è il fanciullo che ha rubato un paio

di scarpe a quel signore arrogantissimo.


Ho difeso il fanciullo. L’ho salvato

da chi sa quale buio. (Il bel fanciullo

che ruba i cani belli per amarli).



***


Io vivere vorrei addormentato

entro il dolce rumore della vita.



***


Le porte del mondo non sanno

che fuori la pioggia le cerca.

Le cerca. Le cerca. Paziente

si perde, ritorna. La luce

non sa della pioggia. La pioggia

non sa della luce. Le porte,

le porte del mondo son chiuse:

serrate alla pioggia,

serrate alla luce.



***


È l’ora in cui si baciano i marmocchi

assonati sui caldi ginocchi.

Ma io, per lunghe strade, coi miei occhi

inutilmente. Io, mostro da niente.



***


Io vado verso il fiume su un cavallo

che quando io penso un poco un poco egli si ferma.



***


Grava sulla città, colma l’estate.

Nell’orto di una villa c’è un ragazzo

brutto, che guarda trasognato il suo

sesso innalzato. Indi sospira e prende

di nuovo un suo poeta. E l’ora scende.



***


Non c’è più quella grazia fulminante

ma il soffio di qualcosa che verrà.

Sandro Penna (Perugia 1906 – Roma 1977) è uno dei massimi poeti italiani del Novecento. Vissuto a Roma per gran parte della sua vita, P. ha saputo forgiare il suo inconfondibile immaginario erotico popolato da fanciulli (quasi divinità, fuori dal tempo come il poeta) entro un percorso in cui la grazia formale e l’amore per la brevità epigrammatica si sposano a un monolinguismo tra i più rigorosi della poesia novecentesca. Il suo è un canzoniere ininterrotto, che vede la luce editorialmente nel 1939 con Poesie (edizioni successive: 1957; 1970 [col titolo Tutte le poesie]; 1973; e, postumo, 1989) e annovera piccole ma preziose opere come Appunti (1950), Una strana gioia di vivere (1956), Croce e delizia (1958), Stranezze (1976), e la postuma Il viaggiatore insonne (1977). La traiettoria artistica e umana di P. è stata ricostruita con precisione in Poesie, prose e diari, il Meridiano pubblicato nel 2017.



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Testi selezionati da Dopo la Russia e altri versi (a cura di S. Vitale, Mondadori, 1988) e Poesie (a cura di P.A. Zveteremich)

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