Title
trad. dall’inglese di Alfonso Guida
***
Solitudine, se vuoi viva con te
non sia tra il mucchio confuso
delle case buie. Sali con me in alto
dove è un osservatorio
per la natura, ecco, da lì, la conca,
i suoi pendii fioriti, la piena cristallina
del fiume appaiono quanto una spanna.
Lascia io vegli con te tra i padiglioni
dei rami, dove il rapido
balzo del cervo scuote
l’ape selvatica dalle campanule
rosse dei prati, ma anche se starò
volentieri con te in questi paesaggi,
tuttavia, la dolce conversazione
di una mente innocente,
le cui parole sono immagini di pensieri puri,
è il piacere del mio animo ed è certo
sia la beatitudine umana più alta
quando in te due spiriti affini fuggono
e trovano rifugio.
*
O Solitude! if I must with thee dwell,
Let it not be among the jumbled heap
Of murky buildings; climb with me the steep,—
Nature’s observatory—whence the dell,
Its flowery slopes, its river’s crystal swell,
May seem a span; let me thy vigils keep
’Mongst boughs pavillion’d, where the deer’s swift leap
Startles the wild bee from the fox-glove bell.
But though I’ll gladly trace these scenes with thee,
Yet the sweet converse of an innocent mind,
Whose words are images of thoughts refin’d,
Is my soul’s pleasure; and it sure must be
Almost the highest bliss of human-kind,
When to thy haunts two kindred spirits flee.
***
Oh come amo, in una bella sera d’estate,
quando fiumi di luce scendono dall’ovest dorato
e sugli zefiri balsamici tranquille riposano
le nuvole d’argento – lontano, lontano – lasciare
tutti i pensieri più meschini e prendere dolce tregua
dalle piccole cure, trovare, dopo facile
ricerca, un odore selvatico, avvinto alla bellezza
della natura e lì, nel piacere, la mia anima illudere.
L’antica tradizione scalda il cuore.
Penso al destino di Milton, alla tomba di Sidney,
finché le loro ombre severe si levano alte
davanti alla mia mente, forse sulle ali della Poesia,
lasciando cadere un pianto dolcissimo
quando un dolore melodioso trascina i miei occhi.
*
Oh! how I love, on a fair summer’s eve,
When streams of light pour down the golden west,
And on the balmy zephyrs tranquil rest
The silver clouds, far — far away to leave
All meaner thoughts, and take a sweet reprieve
From little cares: — to find, with easy quest,
A fragrant wild, with Nature’s beauty drest,
And there into delight my soul deceive.
There warm my breast with patriotic lore,
Musing on Milton’s fate — on Sydney’s bier —
Till their stern forms before my mind arise:
Perhaps on the wing of poesy upsoar, —
Full often dropping a delicious tear,
When some melodious sorrow spells mine eyes.
***
Quanti poeti fanno d’oro l’andare del tempo.
Alcuni di loro sono sempre stati nutrimento
della mia grata fantasia – meditavo
sulle loro bellezze, terrene o sublimi,
e, spesso, quando mi accingevo a scrivere,
queste presenze, a frotte, irrompevano nella mia mente,
ma nessuna confusione, nessun disturbo invadente,
creavano, invece, una deliziosa armonia.
Così gli innumerevoli suoni che la sera accumula;
il canto degli uccelli – il sussurro delle foglie –
la voce delle acque – la grande campana in alto
con suono solenne – e mille altri ancora,
sconosciuti a distanza, fanno dolce
musica, non tumultuoso frastuono.
*
How many bards gild the lapses of time!
A few of them have ever been the food
Of my delighted fancy,—I could brood
Over their beauties, earthly, or sublime:
And often, when I sit me down to rhyme,
These will in throngs before my mind intrude:
But no confusion, no disturbance rude
Do they occasion; ’tis a pleasing chime.
So the unnumber’d sounds that evening store;
The songs of birds—the whisp’ring of the leaves—
The voice of waters—the great bell that heaves
With solemn sound,—and thousand others more,
That distance of recognizance bereaves,
Make pleasing music, and not wild uproar.
Immagine di copertina © Getty Images/Dave Tonge
17/05/2023