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***


Quando viene quella scarica,

accuratissima, stringo sempre le labbra

a due dita, è lei, è l’oscena prefazione

del fine vita, è rito, preghiera:

che gli si spezzi adesso il fiato,

o che duri minuti, ore, una vita intera;

predico una voracità immonda,

strabica, che non sa mai cosa adorare:

se i miei orgasmi, se il suo silenzio

o i suoi spasmi, se la vita o la sua

parte terminale; ma io l’assecondo

l’assecondo l’assecondo, godo, piango.

È tutto da rifare. La morte è l’unico

amore che posso dare.



***


Lievita il marmo triste

già a coprire l’arcata bionda

dei capelli muti


dimagra il vigore della narice

l’aria indegno cielo già impallidita

fiaba morta l’io


e come ogni funerale adolescente

a piangere c’è pure Dio.



***


E così lasci metà del suo seno alla vita

che per sgualcirti non dice; ingenua:

l’usura penetra anche il gravido

sottovuoto che ti ha resa per poco felice;

ma lo ignori, tristissima creatura

ridente. Tuo figlio come te sarà infelice.



***


E chiedi cosa mi giace dietro:

non io, tesoro; questo me che tu ami

non risiede. Un marchio a vuoto.

È questa tua fede, sola, a costruirmi;

di me non c’è nulla in questo mondo

che mi somigli.

Riccardo Delfino (2000) studia Filosofia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Ha pubblicato le raccolte Il sorriso adolescente dei morti (RP Libri, 2021) e Versicidio (Terra d’ulivi, 2023).



*

Immagine di copertina: Paul Delvaux, Le soir tombe, 1970

Nuovi versi

POESIE DA “VERSICIDIO”
DI RICCARDO DELFINO

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