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Giuseppe Ferrara è un fisico. Ovvero esercita la professione di fisico, e si muove nella poesia con un’attitudine che rimanda a quell’originaria physis in cui natura, parola, techne procedono sullo stesso piano, senza reciproci imbarazzi o pretese di superiorità. «Noi stessi siamo costituiti di poesia. La poesia ha a che fare con la biologia e con la fisica… La poesia è la forma della materia che rappresenta se stessa», afferma citando Giorgio Manacorda.

Nella sua eclettica, inquieta ricerca conduce un discorso che con Raccolta differenziata si fa per forza di cose drammaticamente ecologico e climatico, e che accanto a versi liberi ed endecasillabi (Greendecasillabi) ricorre a forme classiche della poesia giapponese rivisitate in senso attuale: haiku principalmente, ma anche haibun e outa. Gli Eco haiku che costituiscono la sezione d’apertura del libro fanno seguire ai versi uno, talora due ideogrammi, a rappresentare ciascuno una parola dei tre versi di 5-7-5 sillabe: si tratta di segni e disegni, calligrafiche ‘illustrazioni’ che producono «un’estensione del dire e una sintesi del mondo» (Alfonso Gianna, nella prefazione). Quelli del ‘Ferrara giapponese’ si presentano dunque come componimenti poetici molto brevi, e comprensivi anche di un’ugualmente concentrata parte in prosa che consente suggestivi sviluppi, tra l’aforistico e il sapienziale: e tra apocalisse e cosmogonia, che sono i due poli, il magmatico cortocircuito della physis sempre più devastata dalla tecnoeconomia. Lo scopo dichiarato, seppur tutt’altro che certo, di una ‘raccolta differenziata’ è sempre il riciclaggio della materia, la trasformazione-continuazione della vita.


Giovanna Menegùs



***


(storia-acqua)
fonde l’abisso
l’acqua miete sale
dal mare fondo



Due gocce in più inacidiscono il mare, graffiano i fondali, arrembano le coste e gonfiano nembi. Un quarto della CO2 creata dalla specie finisce in mare dove si trasforma in acido carbonico (H2CO3). Questa nuova acqua marina intrappola i pesci, scioglie coralli, crostacei e conchiglie.


L’acidità dilaga. Si sversa sempre più sale sulle ferite. Le labbra seccano. La sete aumenta.



***


(Futuro?)
senza presente
il futuro domani
è già passato.


明日


L’ultrafilosofia è un’antidisciplina che non fraziona più ma ricompone e rigenera.

Perché il futuro non passi e il passato non sia passato invano, occorrerà tenere insieme conoscenza e immaginazione. Questo mondo snaturato dal pensiero esclusivamente calcolante, dalle ragioni tecniche e dalla voracità dell’uso non ha bisogno di quelli che saremo ma di quelli che siamo.



TI PREGO QUANDO SARÒ VIA


Ti prego, adesso che sono qui
butta giù le montagne sacre
le mura dei pianti, gli altari
i minareti e le pietre nere;
che l’acqua del diluvio possa
rimpiombare come cometa
a terra ad incendiare il grano.

Ma quando domani verrò via
pianta ti prego una nuvola nel cielo
che possa sbocciare l’acqua
sopra i monti, d’isole possa
rifiorire il mare e nei campetti verdi
colmi di neve i bimbi possano
cadere senza farsi male.

Giuseppe Ferrara, nato a Napoli nel 1960, è cresciuto e ha studiato a Potenza. Vive e lavora a Ferrara come fisico in un centro ricerche privato. Prima di Raccolta differenziata (Interno Libri, 2021) ha pubblicato quattro raccolte di poesia: L’orizzonte degli eventi (Este Edition, 2011), segnicontroversi (Kolibris, 2013), Appunti di viaggio di un funambolo muto (Tracce, 2016) e Il peso e la grazia (96 rue de-La-Fontaine, 2018). È presente in diverse antologie, tra cui I poeti del Duca. Excursus nella poesia contemporanea di Ferrara (a cura di Matteo Bianchi, Kolibris Edizioni, 2013). Scrive di poesia e altro sul suo blog «Il Post delle Fragole».



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Fotografia © Hebe Robinson


09/07/2021

Nuovi versi

POESIE DA
“RACCOLTA DIFFERENZIATA”
DI GIUSEPPE FERRARA

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