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Chiusi nella ricerca di una parola,
il rito di intuirne la fortuna, l’aderenza
a un oggetto che moriva di fame.
Tutto era lì
nell’esclusione degli altri, loro
che non li pensavi mai, loro
nella camera della desolazione
fingendo che ancora per un po’
poteva andare quel fingere
un’acqua che non scorre.
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Solo questo starci dentro
che non sa arretrare e la neve
cancella, ma non benedice:
nella tasca ghiaccia il soldino della voce.
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E dunque dentro ditegli come fare
a parlare le parole o
in silenzio fare
il minuto che non si poté
negli occhi
mai scrivere.
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Ma questo non è un gioco
dice lo ieri, questo
è il tuo testamento che pazza non
vuoi diventare per salvare
i pazzi negli altri.
Federica Maria D’Amato (1984) ha pubblicato le raccolte di poesia La dolorosa (Opera, 2008), Poesie a Comitò (Noubs, 2011), Avere trent’anni (Ianieri, 2013), A imitazione dell’acqua (Nottetempo, 2017) e La montagna dell’andare (Ianieri, 2023); in prosa I termini dell’amore (CartaCanta, 2016) e il saggio epistolare Lettere al Padre (Ianieri, 2016); ha tradotto e curato la prima edizione italiana di Dove diavolo sei stato? di Tom Carver (Ianieri, 2012) e l’ultima edizione italiana del Libro dell’amico e dell’amato di Ramon Llull (Qiqajon, 2016).
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Fotografia © Michal Chelbin
11/09/2024