***
Mi canti ancora la voce
d’infinità possibili, di danze perdute
ed è soltanto di sera che esploro
quel bosco, quando son certa non vedi
lo sguardo che faccio,
nel passo che avanzo seguendo quel
cervo, che ha nella zampa suo
unico canto
e mai si direbbe di me ch’io esista
davvero – se non quando esploro
curiosa quell’orma,
ne bacio la terra, appena
trascorso l’inverno, e quando mi sveglio
dal sonno nel bosco
avrei creduto vedere dormendo l’eterno.
***
Tu non credi al mio essere sospinta fin qui da venti lontani?
Eppure ne fiuti il profumo, e spesso, a notte,
ti chiedi da dove provengo con quel mio dormire,
e in suo nome e preghiera come estranea
mi presento al mondo,
e infine, domanda tua di sale, cos’è mai quel segno
che mi porto sulla fronte, e chi mai ha poste e premute
le dita proprio al centro,
imprimendo l’orma del passaggio
e del viaggio che mi aspetta quando fluttuo
come chi vada migrando – cerchi disegnando
in cielo?
***
Mi viene il giardino dello
stupore, agli occhi mi sorge, di quando
piangevi – e non per tristezza
l’umido agli occhi saliva più spesso,
mi nasce il giglio di quel
pensiero, nella pupilla che
t’assomiglia, mi sorge al mezzogiorno,
al pranzo e all’ora in cui
riposavi,
come un’ombra che dorma,
di tiglio, ai suoi piedi e ritorni
a modo d’un pianto
alla stessa sua ora
perduta.
Giulia Giusti (Chieti, 1995) vive e lavora come insegnante in Valtellina. Ha tradotto dal francese Tetralogia sulla soglia (La Noce d’Oro, 2022) di M. Maeterlinck. L’infanzia castello (La Noce d’Oro, 2023) è il suo libro d’esordio.
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Immagine di copertina: Lucia Veronesi, Artica Pictorialis (Marianne North) #1, 2023
09/05/2024