
Inediti
TOMASO TIDDIA
«Sì, affinché l’amore sia soddisfatto pienamente,
bisogna che si abbassi, che si abbassi sino al niente,
per trasformare in fuoco questo niente...»
Santa Teresa di Lisieux
***
Dormo il forte sonno di un suono
che in campanule votive si sfracella,
luce d’inni, scorrere del suolo
ai miei piedi che stellano crepacci.
Fregio di accese acque
smuove l’orlo di un labbro.
Salto di cavalletta, erba
che tenta la carezza agli azzurri,
tu sei me stesso, senza fretta.
***
Piovigginosi polpastrelli frizionano
il gelsomino, saltare i cancelli
con quell’umido fiato nei polsi.
Varcare le linee dei marciapiedi
adolescenti con tutti i tuoi aedi
sulle spalle discendenti fiumi,
non ricordare più nulla
come il mare le provviste d’onda.
Così torni a casa oggi vuotate
le tasche di tutte le tue monete.
***
Avvampa cielo alla finestra cava
del vecchio teatro regio,
viene su un fico dallo sfregio
sventrando l’ultima soglia
di rappresentazione, la scena
è alla fine, vena nera d’acqua
che precipitò alla gronda,
profilo di madre, credito
e preghiera alla materia inerte,
quell’antica ombra che veste
di religiosa figura la maceria.
Tomaso Tiddia è nato nel 1965 a Cagliari, dove esercita da trent’anni il mestiere di libraio.
*
Immagine di copertina: Museo Gipsoteca Antonio Canova
25/03/2022