Inediti
MARCO MELILLO
***
Tanto fa a noi il male inferto
che mette le ali. Si ostina
l’avidità del ricordo scappato
dalle mani aperte, ferite.
Complica il cerchio degli anni
in volute scomposte.
Tu non distingui
chi sposta le voci terrene
da chi si fa canto.
***
Mi dici qui fanno il pane
i bambini al paese vanno
dalla vecchia truccati
come caramelle di cera
e non è il nostro Sud
anche se sono buoni
i bambini, e belli quanto
ignoranza non potrà capire.
Nasce un pensiero dove
queste case non sono risorte
da guerre di pane e lavoro
tra mattoni bianchi scheggiati
saloni di ruggine
crepe tra piccole mura
dove il saggio musico muore.
Ritorno all’alba e del pane
nemmeno più l’ombra
l’odore dentro la collina
perduto domenica sera
e dov’era? Come fantasma
tra le nostre feste pagane
ora scappa ora muove
la musica che al mondo
è vera.
La melodia traccia il viso
alla volpe sbiadita
alle pietre di case ora vuote
tramonta anche la nostalgia.
QUALCUNO
Piangeva un uomo una donna
un bambino, ora a chi importa
se cade il ricordo?
Tonino vive con noi novant’anni
anche cento son buoni
per cacciare mondi di fumo
per farci il sereno
donare un pensiero remoto
ma così vicino che uno smemorato
lo sa, come sa un dio senz’ali
che cosa fallisce il futuro
se la nostra vita non vive.
La pietà piange ogni giorno
qualcuno.
Marco Melillo è nato a Napoli nel 1979. Sue poesie sono apparse su varie riviste e lit-blog. Nel 2021 è uscita la sua prima raccolta Nuova canzone felice (Marco Saya Edizioni).
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Fotografia © Philip-Lorca diCorcia
18/03/2022