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Inediti

GIUSEPPE FERRARIO

***


Ci chiamavo i cammelli

sulle colline di Voze.


Presepio di pini di Madian,

nuvoli amari che ingravidano

l’estate...


– Contando le ombre,

ho imparato la solitudine

sulle colline di Voze.


Ma un bacio nella bocca,

un tesoro messo in tasca

aprono il sentiero alla paura:


e non più salgo

le colline di Voze.



***


Se maestrale inverna

mare crudo,

uno sbuffo d’onda inciampa

in pietra lisa


e strappo dal cuore

orme di passi, i più remoti,

mentre Onan

insegna alla morte

questo bianco di vespe.



***


La vigna

conosce i nomi delle stelle;

ci poggia sopra la notte

con un sorso di labbra

conserte.


Arrumar no azul


ci pulisco il cielo di Torino.




Giuseppe Ferrario nasce ad Abbiategrasso (MI) nel 1949. Frequenta, dal 1970, il mondo lusitano (ha insegnato matematica nei licei di Lisbona e Capo Verde). Si è avvicinato da poco alla scrittura in versi. Proponiamo qui alcune tra le sue prime poesie.



*

Immagine di copertina: Marzia Migliora, Stilleven, 2015


16/01/2021

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