Inediti
FRANCESCO RUSSO
***
Tu mi abbondavi di pietre
io avevo un ridanciano senso di giustizia nella mente:
si può tagliare mai un nastro che scende fiero dal cielo?
Andavo verso il mare e tu mi riempivi di pietre la sacca
andavo verso la terra e tu mi riempivi di pietre la faccia
non andavo verso te perché intangibile è il passato.
***
La liceità dei discorsi tuoi era la stupidità. Fonda
la lena della mia contestazione era la ronda
di un appiglio. Giglio e crisantemo: l’appiglio
era la morte gloriosa del ragazzo.
Ma mortuaria la gloria. Di glorioso non v’è nulla
nella scatola cinese della vita
che all’ultimo cassetto
cela il segreto di non conoscere segreti.
***
C’è una volontà nel sonno della sentinella, io vivo
della stessa insinuazione. Probazione all’altro
vivere vivere, dare ricevere: ecco qui il mio palmo
non è mondato è vuoto. Sono chiaro, più chiara
la luna guarda come l’indicavo, col cuore arrossato
in una prosa che scendeva
la scala del cerebro.
Francesco Russo è nato a Mugnano di Napoli nel 1996. Attualmente vive e insegna a Latina. Nel 2017 ha pubblicato, con Terra d’ulivi, Poesie della ricucitura. Suoi testi sono presenti su varie riviste e lit-blog.
*
Immagine di copertina: Ferdinad Hodler, La notte, 1889-90
30/04/2021