Inediti
FRANCESCO ELIOS COVIELLO
***
Ho sempre dovuto scegliere il minore
tra i due mali, l’anello che tiene
e trema, la strada a tratti lastricata
piegare e non stirare le camicie
inforcarle un po’ storte, a giornale
spiegazzato, troppo sopra sul dorso
del naso. Ho dovuto fare i conti, parlare
con le rotte voci, le carte da parati
i silenzi nei prati e nel coma dei tuoi
occhi – così uguali ai miei, così
differenti, parcheggio a lato, quasi
all’angolo, ti aspetto vieni, ho solo
tre minuti due zolle nel rame.
***
Sordomuto bisogno di naufragare
dove piove di notte se non nelle stanze
di quel paese sommerso che spegne
le luci anche al minimo scoppio
di lite, volta le spalle, disegna
un recinto con quello che esce dalle ferite
siero magma o bile, dove è come
di lite fraterno scompenso, arrivare
nel mezzo dello spettacolo, a luci spente
ancora, sempre, nessuno ha più odore.
Che estate è questa? Che steppa
di fini, che gigantesco dolore è questa
credenza di libri e vetri sottili, di stampe
sui vini più nudi dei grigi discorsi
al fondo dei lidi dove i sassi hanno piani
più chiari dei vecchi sermoni in veranda
la stessa stanza che abita il folle
che si alza all’alba e piega le dita.
***
Grazie dei tuoi cinque euro per comprarmi
le sigarette, le dritte polveriere asticelle
dell’inverno, del portento del lucore franto
che se apro il portone trovo e stanno stese
come rotte cerbottane, come ombre nella spenta
luce neon o plafoniera, stanca anche tu
anche noi abbiamo un quinto di segale
di strada se n’è fatta tanta, distrarsi
pure in un portone, pure se piaci alla lunga
donna di sera e tutti dormono, noi un amaro
in un bar di freddo e poi buio, buio per ore.
Francesco Elios Coviello è nato a Bari nel 1994. Musicista, laureando in Medicina, si occupa di scrittura sia in prosa che in versi.
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Fotografia © Jeff Wall
13/05/2021