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di Alfonso Guida

Il poeta ha il compito di parlare del mondo attraverso di sé. Anzi, è tutto naturale. È vero che è la vocazione con tutte le sue angelicali metafore. È vero che il poeta è un prescelto dall’angelo del disagio e del sapere. Un poeta senza sapere non è poeta ma è un artigiano. Chi dà forma è l’artista. Chi fa del tornio e degli altri strumenti una teleologia. Il poeta è uno che il senso alle cose lo dà subito. A sette anni dice Rimbaud; lo dice anche Vittorio Alfieri nella sua autobiografia: «A sette anni mangiai la cicuta del cortile». Chiamò questo gesto «tentativo di suicidio».


     Potrai vedere gli alberi

     salire fino alle stelle. Una grossa 

     manciata d’erba scappa tra le quaglie.

     Potrai vedere le ore

     deportate e incompiute aggrovigliare

     la materia del seme a notte. E presto

     giunge la sbarra, il nome, quante fiamme

     sul pane assoluto, e le ombre, il pudore.


Il poeta nasce poeta, lo intuisce e se non è un fannullone viziato dal frivolo Nulla si dà da fare. Costruisce sui margini come i castori, certi insetti industriosi. Si eclissa stando nell’ombra. Ha uno strano rapporto con la luce che è la sua parola più citata. Ne è innamorato e ce l’ha dentro come l’amante l’amato in guerra o una donna del sud il suo sposo emigrato all’estero. È fatto di strane lontananze che l’angelo del dipendere disperde all’interno della dimora di quest’uomo. È precario nel suo testimoniare. Il poeta scrive sempre perché sa che malgrado gli sforzi la sua testimonianza è imperfetta. Il poeta sa disegnare. È un paesaggista del mondo e dell’io. Compone, ossessivo, l’ornato col geometrico, la carne con l’osso; non perde mai l’asse, lo individua da subito. Conosce la consistenza della sua materia, vuole essere visto, ma è incapace di tradire l’ombra che è il suo luogo e la sua legge.


     Dobbiamo guardare i fiori da sotto

     le radici. Dobbiamo rovesciarci

     sui letti e capire il Non che frappone

     la grazia di stare negli anni come

     desideriamo e l’eterno che è un sasso.


Se venisse visto il poeta... Uomo invisibile? Il vero poeta è solo un testimone scomodo. Dicono sia inutile, non ci credo. È un grande forse involontario psicoanalista. Mette sconquasso negli animi. È sincero, usa il discorso diretto anche quando usa metafore o parabole e soprattutto è scomodo perché tocca a lui negli incontri la parte del coraggioso. Scomodo non per la massa – come orribilmente si chiama ed è un impasto incolore e indistinto – ma per ogni singolo individuo. Il poeta è chi espone la ferita e la freccia e dice: «Ecco la mia verità, la verità di ognuno».



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Immagine di copertina: Sun Yan & Peng Yu, Teenager Teenager, 2011


25/01/2023

Golpe

DECIMO TENTATIVO

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