
Recensioni
CETTINA CALIÒ,
“DI TU IN NOI”
(LA NAVE DI TESEO, 2021)
di Davide Toffoli
Poesia d’amore. Ecco, forse, la definizione più appropriata per questa recente pubblicazione di Cettina Caliò: un lavoro composto da tre sezioni cronologicamente ordinate (La forma detenuta, Di tu in noi e Note di testa), di cui la prima costituisce una sorta di antefatto per le seguenti.
«Vita come frattura in fiore su un muro», leggiamo sul risvolto di copertina, e già si percepisce una ricerca narrativa che scompone il tempo in attimi e affronta senza remore il ricordo, anche quando impatta con la perdita, con la trasformazione inattesa e, soprattutto, non voluta. La parola è sempre lucidamente selezionata, vissuta, pregna di quotidianità, attenta a non lasciarsi sfuggire l’essenziale.
Ci si muove nel «privilegio di vivere nell’appartenenza», dando voce all’«urlo perfetto». È canto di un improvviso, della leggerezza della morte; ma «più forte della morte è l’amore» (Cantico dei Cantici) perché si rimane vivi nella memoria di chi resta.
Sin dalla prima sezione intraprendiamo un percorso – verso l’altro da sé – che si gioca «in un respiro di due sillabe // nel silenzio che fanno gli occhi», dove la durata è abissale e il tu si fonde in un noi «con aria di passante», mentre l’io impara «la figura paziente dello zero».
Come giustamente osserva Maurizio Rossi, l’incipit delle poesie «ha spesso il lampo di una visione totalizzante, priva di confine tra dentro e fuori». Il viaggio sembra compiersi a ritroso («Per darti ancora / senso e suono / ti dono / in segmenti // ti lascio / a un esistere altro // recupero le mie ossa / faccio carezza di ogni pensiero / e tento / l’infinito che sai») e, pure nel cuore del crollo, la vita trova ogni volta il modo di difendersi: ripercorrendo istanti, luoghi, trattenendo «la memoria delle ombre» mediante un linguaggio essenziale che – per la costante ‘sotterraneità’ e la sfida all’inconscio – potrebbe richiamare quello di autrici come Silvia Bre, Elisa Biagini, Mariangela Gualtieri ed Elena Mearini. Ma va da sé che la voce della Caliò è senza dubbio originale e centratissima.

Benché gli scenari paiano consueti, gli organi di senso sono rotti e ciò che si ottiene è una geografia del buio («Sarà sempre questo crudo frammento / di cielo / il nostro indirizzo / forse / bisogna dimenticare di sapere / quel nonnulla che scricchiola / dietro la porta chiusa») dove, «nel forse di ogni passo», «nella quotidianità scardinata», «nell’equivoco dell’aria che manca», si fa strada l’impegno verso ciascuna forma di resistenza del Bello salvifico rappresentato dalla parola poetica («Scrivo perché mi aiuta a respirare meglio. Perché ho nostalgia di tutti i momenti in cui mi sono sentita viva»).
È appunto nella parola che la Caliò individua la possibilità di illuminare la ferita di una perdita straziante, quella del marito Sergio Claudio Perroni («Vivi, piccola, vivi»; «Ti scrivo da qui, dall’ovunque di te»): i suoi versi, rigorosi e accurati nella figura, nella sonorità e nella misura, sanno trasformare ogni ‘occasione’ in metafora assoluta, rievocando per certi aspetti (si pensi alla descrizione del quotidiano, del familiare) la poetica resistente di Masha Kaléko.
Parola-commiato. Ferita. Versi che somigliano ai tagli fontaniani in copertina... L’abisso che chiama un altro abisso «mentre si muore rimanendo vivi».
***
Ogni niente si accalca
nell’istante deserto
poi cade
senza fiato il pensiero
e il cielo
mi spiega il cammino
nella nuvola che piano passa
e muta
forma
***
Si fa sottile l’anima
nella precisione del taglio
e non è chiaro
se arriva o se ne va
nell’equivoco dell’aria
che manca
tutto
è contrazione
***
Sarà sempre questo crudo frammento
di cielo
il nostro indirizzo
forse
bisogna dimenticare di sapere
quel nonnulla che scricchiola
dietro la porta chiusa
nella stanza che tanto sa
di esistenze per incisi
una volta una sera
un girotondo stantio
resta
la tua voce di pioggia d’estate
i miei occhi sempre in arrivo
e la mano bambina di una statua
indifferente
guarda il silenzio vuoto
accarezza quello che resta
*
Fotografia © Michal Zahornacky
23/09/2021