Inediti
LORIANA D’ARI
CHERNOBYL
il nocciolo agglutina luce, uranio sperma cartilagine
ai detriti s’è fuso il respiro, sono senzienti morte e vita
ogni ferita domanda la cura. ma come toccare
i corpi, così orrendamente straziati radianti
e come distinguere i morti lasciarli andare
non hanno altrove
solo l’inganno dello spasmo al ventre l’ora inchiodata
all’eterno presente, e nella gola un gorgo di preghiera
non accade, non è niente
ansa di neve porgiamo l’orecchio, che di tutto solo l’eco
non annienta, che l’intera materia è memoria
e a nulla valgono i nomi
le piaghe le avvolgono i suoni
(i superstiti stanno sul bordo, precipitando)
INTERCITY NOTTE 237
di stazione in stazione cercarti
in un volo radente l’orizzonte
pettinare i filari dei tigli e le case
folgorate dalla fuga dei lampioni.
non c’è niente che possa durare
poco oltre l’istante dilatato
se non restando, a occhi chiusi
spalmata sui binari a pancia sotto
con il fiato premuto contro il freddo
della massicciata sentire tutto
ed è qui che ti muoio ed è qui
che ogni volta ti tocco
***
il crepaccio è una culla dentata
una gola di ragna che succhia e sputa
involucri.
c’è un’orgia di capre in secca sul fondo
solo in parte assimilate in intricate
concrezioni calcaree.
quando il vento taglia i varchi puoi sentire
l’ansito scabro della roccia, la sua lenta
peristalsi, in perpetua emersione di faglie.
e certi giorni il rigurgito ai bordi
d’un bianco tintinnio di tibie
Loriana d’Ari vive a Genova, dove lavora come psicoterapeuta. Ha pubblicato su diverse riviste e blog letterari e ricevuto riconoscimenti in occasione di vari concorsi, tra cui il Premio Gozzano, Ossi di Seppia, Bologna in Lettere e la segnalazione per la raccolta inedita al Montano. La sua silloge d’esordio, silenzio, soglia d’acqua, è risultata vincitrice del VI premio Arcipelago Itaca per la raccolta inedita (opera prima).
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Fotografia © Adrian Bliss
12/11/2021